Il tema dell’affettività, che il Vescovo ci propone in questo anno pastorale, è centrale, sempre. Lo è per la vita personale e relazionale di ciascuno e influenza profondamente il nostro modo di stare e di agire, anche dentro i diversi ambiti in cui svolgiamo il nostro servizio.

Quello familiare è l’ambito originario, nel quale si può imparare a vivere le relazioni con la premura, la gratuità e la concretezza che siamo chiamati ad esportare in ogni altro ambito nel quale il Signore ci chiama a servirlo.

In quello della carità questo è ancora più necessario. Qui, dove sperimentiamo come le fragilità siano il denominatore comune tra noi e i fratelli che aiutiamo. Questo ci deve spingere ad avere  verso gli altri (i fratelli più poveri in particolare) lo stesso sguardo di Gesù, sguardo che accoglie, non giudica, che sa arrivare al cuore per abitarvi.  Abitarsi reciprocamente nel cuore: è questo il frutto di una affettività matura.

Tutto, poi, si fonda sull’avere cura di se stessi ed è Gesù stesso che ce lo ricorda quando dice “Amerai il prossimo tuo come te stesso”.

Così, insieme alla pastorale familiare abbiamo progettato il corso “Prendersi cura”  per migliorare la conoscenza di sé  e le relazioni con gli altri.

Nel gesto di una carezza abbiamo scorto l’icona più bella per esprimere tutto questo. La carezza della carità, che può esprimersi anche con un semplice sorriso.

Questo deve essere il distintivo di chi svolge il servizio in Caritas e in ogni realtà di aiuto e solidarietà  verso qualunque tipo di disagio, sia esso materiale che relazionale.

direttore Ivan Bartoletti Stella

                              direzione@caritascesena.it

 

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